L'ultima pagina (scritta nel 1974) de Il tempo libero (Editori Riuniti, 1961, sec. ed. aggiornata 1975)
"In conclusione, se «tutto lo sviluppo della ricchezza umana si basa sulla creazione di tempo disponibile», il tempo di liberazione sarà la base e la dimensione della nostra attuale e possibile ricchezza, e così lo chiameremo, lasciando il sintagma del «tempo libero» alle provvisorie comodità del discorso, alla sua funzione estraniata. E continueremo a liberare il tempo anche dalla sua falsa libertà, dalla sua falsata coscienza, nello stesso tempo dalla forma ideologica trapassando alla forma utopica della nostra sociale progettazione. Certo, nessuno di noi si occuperà di elaborare menù di tempo liberato per le cucine futur(poss)ibili. Già persino le timide e ironiche profezie di Marx sulla «società comunista in cui ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsìasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell'altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore né critico» diventano facilmente oggi oggetto di affettuosa controironia come scelte tipiche di un gentiluomo inglese di quel tempo, un po' raggelate in una stampa colorata o datata, come quegli ideali da country gentle-man o da squirearchy neopositivista, con una perdita di quella drammaticità che oggi intride per noi ogni ucronica fantasmasìa. Sarà forse meglio concentrarsi sul tempo di liberazione che sul tempo (che sarà stato) liberato e, se mai, cercare il futuro nelle ufanìe dell'arte, e ritrovarlo nella commozione antifeticistica e defeticeizzante con cui partecipiamo alla mediazione creatrice dell'artifattura critica di una soggettività vergognosa del proprio silenzio (pre-artistico) percettivo. Ricordando magari con il poeta l'esortazione della statua apollinea al contemplatore: «Devi cambiare la tua vita». In fondo, è tutto qui. Solo che dobbiamo cambiarla da soli e insieme in quel tempo di liberazione che è anche liberazione del nostro attuale tempo (il)libero. Per ridirla con il Goethe di Epìrrema:
guardate sempre all'uno come al tutto;
niente sta dentro, niente sta fuori.
Perché ciò che sta dentro, sta fuori,
E così afferrate senza dilazioni
il mistero sacramente pubblico..."
jueves, 28 de enero de 2010
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no estoy nada de acuerdo con la percepción del trabajo artístico en el tiempo como si fuera algo más del modelo productivo, me parece muy ruin y vulgar, a parte no depende sólo del tiempo disponible, eso es ser un ingenuo
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