sábado, 13 de febrero de 2010

Gianni Toti di Bruno Torri (Omaggio a Gianni Toti - Mostra Internazionale del nuovo cinema 43. Pesaro)

Sono molte le ragioni che ci hanno spinto, noi della Mostra
Internazionale del Nuovo Cinema, a ricordare Gianni Toti,
a rendergli omaggio in questa edizione della manifestazione
che si svolge sei mesi dopo la sua scomparsa. Ne voglio
indicare almeno due. In primo luogo perché Gianni è stato
un intellettuale e un artista molto originale, che ha occupato
una posizione insieme anomala e rilevante nel panorama
culturale italiano, meritando più di un riconoscimento
anche a livello internazionale: anzi, per quanto riguarda le
sue ultime esperienze creative, sarebbe più esatto dire che
la sua pionieristica attività nel settore dell’arte elettronica è
stata apprezzata meglio all’estero che non in Italia.

Oltre a questa ragione, che già di per sé sarebbe assolutamente
sufficiente, voglio anche rammentare che Gianni è
stato, sin dagli inizi e a più riprese, assai vicino alla
Mostra di Pesaro. Infatti, durante la prima edizione, nel
lontano 1965, partecipa alla Tavola Rotonda intitolata:
“La critica e il nuovo cinema”; e anche nelle due successive
edizioni collabora ad analoghi convegni, ancora centrati,
tematicamente, sulla critica cinematografica e sulle
specificità del linguaggio filmico, tenendovi ogni volta una relazione e risultando così l’unico, assieme a Pier Paolo Pasolini, a essere sempre attivamente presente. In
tal modo contribuì alla realizzazione, e alla riuscita, di
un’iniziativa ripetuta appunto per tre anni consecutivi e
connotata sempre dalla stessa finalità, quella di ridurre lo
scarto allora ravvisabile tra l’avanzamento del “nuovo
cinema” – rispetto al quale la Mostra di Pesaro intendeva
porsi come momento di individuazione e riflessione, di
valutazione e di promozione – e l’arretratezza, teorica e
pratica, dei discorsi sul cinema e sui film.

Poi la sua collaborazione divenne ancor più stretta nell’edizione
1968 della Mostra, che quell’anno risultò segnata,
nel bene e nel male (ma più da quello che da questo), dalla
Contestazione. Gianni era uno dei cinque componenti
della Commissione di Selezione e durante le giornate
pesaresi il suo rapporto con il movimento studentesco,
dapprima piuttosto diffidente ma subito dopo molto partecipe,
fu per lui molto determinante: tanto che, come in
seguito ebbi modo di dirgli, un poco seriamente e un poco
scherzando, Pesaro, quell’anno, rappresentò per lui una
sorta di via di Damasco. Che comunque non lo allontanò
dal Partito Comunista cui si era iscritto sin da giovanissimo,
quando a Roma militava nella Resistenza, semmai
radicalizzò ancor più le sue particolari convinzioni marxiste:
particolari perché Gianni sapeva coniugare ortodossia
e dubbio; e non a caso citava spesso la frase del medesimo
Marx “Io non sono marxista”. Dopo di allora Gianni ritornò
altre volte a Pesaro come spettatore e, in un paio di
occasioni, negli anni Novanta, ancora come protagonista,
cioè come “poetronico” (il neologismo è suo), per presentare
alcuni suoi video e per intervenire in altri convegni
come teorico dei nuovi linguaggi audiovisivi.

Ma, ripeto, Gianni Toti, ben al di là dei suoi apporti e delle
sue condivisioni pesaresi, è stato una personalità di primo
piano in diversi campi culturali; una personalità dotata
di un ingegno multiforme e di straordinarie capacità
produttive. Oltre che lettore insaziabile e viaggiatore planetario,
è stato giornalista (memorabili i suoi articoli dal
Vietnam), romanziere, poeta, saggista, traduttore, critico
cinematografico, regista cinematografico, direttore di una
rivista («Carte segrete») unica nel suo genere, specialmente
per la riscoperta di testi letterari o saggistici italiani e
stranieri, esperto editoriale (creò e curò la collana «I
Taschinabili») e infine, ma non sono affatto sicuro di aver
ricordato tutto, videasta. Attività, questa, cui si dedicò
negli ultimi decenni della sua vita con grande entusiasmo,
riuscendo a immettervi, e a unificare, la vocazione per la
sperimentazione, l’impegno ideologico e un vastissimo
retroterra culturale continuamente alimentato e rielaborato;
e confermandosi, anche in questo ambito espressivo
così peculiare e diverso, anche lavorando con e sulle
immagini, un maestro di logos, nel duplice significato di
“parola” e “ragione” contenuto nel termine greco.

Di tutto ciò a Pesaro intendiamo offrire una testimonianza,
proiettando alcuni suoi video e discutendo la sua opera in
una Tavola Rotonda, alla quale partecipano i suoi più attenti
e penetranti interpreti. I quali, ne sono certo, finiranno
per parlare anche della persona, ovvero, delle sue qualità
umane, del suo amore per la vita, della coerenza con cui ha
sempre vissuto le proprie idee, del suo senso dell’amicizia,
insomma di tutto quello che, assieme alla sua stessa opera,
ci fa ricordare Gianni con ammirazione e riconoscenza.

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