Di Silvia Moretti
Quando lo si avvicinava, nelle pause dei festivals, Gianni Toti aveva l’irrefrenabile abitudine di travolgere ogni suo interlocutore in un universo di cui in un baleno scompigliava baricentri di senso e coordinate culturali. In questo spaesamento, però, un punto cardinale rimaneva sempre in vista, il centro nevralgico e più intimo di quella conflagrazione: Via dei giornalisti, 25. Gianni Toti ripeteva più e più volte ai giovani che lo circondavano il suo indirizzo di casa – facendolo seguire tutto d’un fiato dal numero civico. Viadeigiornalistiventicinque – diceva.
Generoso conversatore, il poetronico apriva il suo universo creativo facendo scattare il chiavistello della sua prima opera in fieri. La sua casa. Un agglomerato di stanze tappezzate di scrittura. Sulle pareti, sul soffitto, in bagno e in anticamera. Libri e non solo libri. Manifesti, locandine, foto, oggetti, disegni appesi come in una grande bacheca a segnare gli appuntamenti di una vita. La casa come il suo pianeta da sfogliare, il planetoti che ha ritratto Sandra Lischi nel video Planetoti notes (1994).
Il 15 maggio 2009, a due anni dalla scomparsa del poetronico, La casa totiana ha riaperto le porte. Ha spostato semplicemente il campanello d’ingresso a un nuovo indirizzo, con numero civico annesso. Via Ofanto, 18. Roma. Pia Abelli, la moglie, ha ricostruito la biblioteca, la videoteca e l’archivio di Toti insieme a compagni, studiosi, artisti italiani e stranieri che hanno fondato l’omonima associazione culturale La casa totiana.
L’operazione di trasloco si è rivelata una felice metafora. Un trasporto, cioè, letteralmente. Un trasporto che porta con sé nuova forma e nuovo significato: uno spostamento che è insieme riscoperta di ciò che è e apertura a ciò che potrà essere. I locali di via Ofanto sono spazi, ampli e attrezzati, il cui perimetro è segnato dagli oltre venticinquemila volumi posseduti e sfogliati da quell’artista onnivoro. Una stanzina – l’archivio – è scolpita dalle agende infittite dalla sua poesia quotidiana, dai suoi progetti letterari e cinematografici, editi e inediti, dalla corrispondenza che ha intrecciato con il suo secolo. Oltre agli scaffali, le pareti sono punteggiate da alcuni dipinti della prima moglie, la pittrice näif Marinka Dallos (altre sue opere sono raccolte nel vicino istituto primario “Lante della Rovere”); dagli oggetti raccolti negli innumerevoli viaggi nei quattro angoli dell’universo e dalle fotografie che impressionano gli scatti della sua vita sempre in movimento. Toti e Zavattini, Toti e Che Guevera, Toti e Còrtazar. Toti e... In questi puntini di sospensione, puntini che tanto spesso lasciava in calce alle sue poesie e videopoesie, sta la natura della casa totiana. Luogo che sì, si offre all’attenzione degli studiosi totiani letterati o video-laureati, ma che nasce per farsi attraversare creativamente, cavalcando nuovi linguaggi.
Una prima risposta a questa sperimentazione sono stati i “ProTotipi”, tre letture creative del modo e del mondo poetico totiano realizzate da alcuni allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (corso “Cinema e realtà”, prof. Daniele Segre).
Insieme alle ultime VideoPoemOpere totiane, i “ProTotipi” saranno proiettati il 21 novembre 2009 all’interno del Romapoesia Film Festival.
Il sito della Casa Totiana è: www.lacasatotiana.it
L’indirizzo e.mail: segreteria@lacasatotiana.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
La Casa Totiana può essere visitata previo appuntamento da concordare.
Publicado en la Revista Predella, no. 26 (2009)
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